venerdì 29 aprile 2011

Donna al volante, ma anche no

Dopo la marcia indietro sull'obbligo delle catene da neve nella provincia di Milano, mi sono chiesta: che me ne faccio di quelle che ho nel baule?
Magari, forse, potrei anche pensare di usare l'auto invece di starmene a casa la prossima volta che c’è giù una spanna di neve.
Prima però bisogna sapere come montarle.
Fortunella, scopro che il Corriere della Sera ha pubblicato una guida.
Titolo: Catene da neve? Le buone regole da sapere. Un utile vademecum per i neofiti. Come si scelgono, quanto spendere, come si utilizzano.
Seguono domande e risposte, queste:
1) Tutte le auto possono montare le catene?
Molte vetture vengono definite “non catenabili” bla bla bla bla bla bla bla bla bla spessore non supera i 7 millimetri bla bla bla prima di acquistare le catene è perciò consigliabile consultare il libretto di uso e manutenzione dell’automobile.

Stando ai miei colleghi, la Baffetta è catenabile. Mi fido.
2) Sono difficili da montare?
In commercio ce ne sono di diverse tipologie e prezzi bla bla bla bla bla bla bla bla bla veloci da montare (meno di un minuto), ma decisamente più costose: da 367 euro bla bla.

Dal che si evince che le mie, pagate 15 €, non sono veloci da montare.
3) Allora quali scegliere?
Quelle a montaggio frontale sono certamente più comode (ma anche più costose) bla bla bla bla bla bla bla.

Ok, ok. ho capito che le mie sono una ciofeca!
4) Dove vanno montate?
Lo so, lo so!!! Sulle ruote che fanno la trazione.
5) Che cosa bisogna controllare durante la guida?
Il limite di velocità con le catene montate è di 50 km/h bla bla bla bla bla bla bla disinserire il controllo di trazione bla bla bla.

Che cacchio fritto è il controllo di trazione? Boh, non ce l'ho e se anche ce l'avessi sarebbe a mia insaputa, quindi chissenefrega.
6) E quando la neve finisce?
Quando la strada comincia ad essere pulita è consigliabile smontarle il prima possibile, diversamente si possono rovinare sia le catene che l’asfalto. Se, però, si prevede di affrontare un altro tratto innevato subito dopo, conviene lasciarle montate.

E come cazzarola faccio a sapere se a enne mt/km più avanti c'è neve?
7) Una volta smontate che cosa bisogna fare?
Prima di riporle conviene lavarle con acqua tiepida, asciugarle e poi sistemarle nella loro valigetta. In questo modo si evitano la ruggine e la corrosione causata dal sale.

Ottimo consiglio, mi porterò dietro un thermos d'acqua calda, una salvietta e un phon a pile per farlo en route.
8) E quando si cambia l’auto?
Conviene verificare se la misura delle catene combacia con quella delle nuove gomme (sono riportate sulla confezione di vendita). Inoltre bisogna controllare che l’omologazione sia ancora valida. Altrimenti è come non averle.

Occhebello occhebello, peccato che io di pneumatici non capisco una cippalippa.

Adesso so cosa fare se alzando la tapparella vedo che fuori c'è una coltre di gelidi fiocchi bianchi a ricoprireogni cosa: torno a letto a dormire.


giovedì 28 aprile 2011

Povera Italia

Da Dagospia:
"Ho capito una cosa per levarci dalle scatole Draghi abbiamo ceduto Parmalat incamerato immigrati e partecipiamo ad una guerra che regalarera' il petrolio ai francesi". Lo scrive un internauta, che si firma Fr/2, sul sito del Pdl.

Sempre che, aggiungo io, la Merkel non ponga il veto alla nomina di Draghi. Nel qual caso il silvio si è messo a 90 ° coi francesi per niente.

Citando ancora Dagospia:
Dopo l’arrivo dei russi di Vimpelcom lascia (dimissioni) l’ad di Wind Luigi Gubitosi […] ora i nuovi padroni porteranno il comando a Mosca;
così, dopo l’uscita di Umberto Quadrino da EDF (elettricità) e di Stefano Parisi da ad di Fastweb (posseduto dal gruppo svizzero Swisscom) un altro pezzetto di “italianità” scompare ai vertici della nostra geografia imprenditoriale. E soprattutto in un settore considerato strategico e “sensibile”.


mercoledì 27 aprile 2011

I had a dream

Ho fatto un sogno: c'era JFK(1) a casa mia e sbirciava i titoli nelle mie librerie mentre io gli preparavo il caffè. Poi siamo andati a visitare una fabbrica della Lindt(2)e lì abbiamo comprato l'haggis(3), che abbiamo mangiato guardando un macchinario mentre tritava autovetture(4). All’improvviso eravamo seduti dentro a dei vagoncini, in cima a delle altissime montagne russe(5), durante la discesa io ho vomitato sui sedili e JFK è sparito all’istante.

Invece di guardare così tanti documentari, la sera sarà meglio che legga.


martedì 26 aprile 2011

Nuvole elettroniche? No, grazie

Mr. Google (aka Eric Schmidt) dice che il nostro futuro sarà "cloud computing" e ci renderà felici.
A lui e al suo portafoglio, forse.
Io invece sono sicura che sarò più felice evitando come la peste 'sto "cloud computing".
Perché a me non piace dipendere dagli altri. Figurarsi affidare le mie cose a ignoti terzi (probabilmente pure pagandoli), ché di questo si tratta: depositare a casa di un perfetto sconosciuto quel che mi serve, archivi compresi, foss'anche il giochino della Peppa tencia e i punteggi delle partite che ho perso.
Perché, oltre al fatto che per accedervi devo avere per forza una connessione alla Rete, non potrò mai avere la certezza che nessuno vada a sbirciare nei cacchi miei.
Che è poi il motivo per cui ho smesso da anni di usare G-mail e mi sono ben guardata dallo scaricare Chrome.
Google già sa un sacco di cose su tutti con le ricerche che facciamo, ga cala po quela che mi metto un cartello sulla testa con su scritto nome cognome e codice fiscale.
Torta finita, le uniche nuvole che mi garbano sono quelle che stanno in cielo. Punto.

venerdì 22 aprile 2011

Ammodernarsi, please

Mi hanno regalato un grande uovo di Pasqua, la sorpresa era una specie di cappellino tricot color oro, marca Lumberjack.
Una fetenzia, insomma.
Suggerisco ai produttori di uova di aggiornarsi: mettete una sorpresa tecnologica, tipo una chiavetta USB, magari come questa


Buona Pasqua.

giovedì 21 aprile 2011

Una volta uno è morto

Tre mesi fa sono andata dalla mia dottoressa della mutua per farmi fare alcune ricette.
Tanto che ero lì, le ho mostrato un porro piccinissimo che mi era spuntato sulla pelle
Non si preoccupi, mi ha detto lei, è un fibroma pendulo, cioè un porro.
Cosa devo fare per toglierlo?, ho chiesto.
Deve prenotare alla ASL una visita dal dermatologo, poi lui le fisserà un appuntamento per toglierlo con la crioqualcosa, mi ha risposto.
Sulla carta intestata della mia dottoressa della mutua c'è scritto "specialista in dermatologia", quindi ho pensato bene di chiederle se non poteva farci lei qualcosa, tipo tagliarlo via.
Orrore e raccapriccio della dottoressa!
E se poi mi veniva un'emorragia?
E se poi mi veniva un’infezione?
E se poi c'erano complicazioni?
Insomma, rischiavo la morte.
Considerando che in sala d'aspetto c'erano ancora nove persone e mancavano quindici minuti alla chiusura dello studio, ho capito che non aveva voglia di perder tempo con me.
Però nemmeno io avevo voglia di perder tempo con la ASL: a naso, per l'appuntamento con il dermatologo minimo un paio di mesi di lista d'attesa ci vogliono tutti.
Inoltre bisogna andare in un ospedale non proprio dietro l'angolo, il che vuol dire perdere due mattinate di lavoro tra visita e crio-ambaradan. Senza contare i ticket da pagare.
Ho salutato la dottoressa e mi sono diretta in farmacia.
C'è qualcosa per "bruciare" i fibromi penduli alias porri? ho domandato.
Sì, certo, provi questo, mi ha risposto la farmacista.
Il "questo" mi è costato 8,50 euro e ha funzionato alla perfezione.
Checché ne dica la mia dottoressa.

mercoledì 20 aprile 2011

Consulenti, vil razza dannata

Odio i consulenti.
Odio ancor di più i venditori di qualcosa che i consulenti dicono che sarebbe bene comprare.
Di solito con 'sta gente ci parla la Direzione sino a che manca solo la firma sul contratto, poi vengono chiamati in causa - ma non sempre - quelli che dovranno usarlo quel qualcosa.
Ultimo esempio: un fantastico nuovo software per fare le etichette da mettere sulla merce che spediamo. Etichette che sono regolamentate da una direttiva CE.
Scena: sala riunioni.
(ah, l'ho detto che odio anche le riunioni? no? lo dico: odio anche le riunioni)
Presenti: capi vari, il consulente, il venditore, io.
venditore: le illustro il nostro software
e gira verso di me il suo portatile sul quale parte una fantasmagorica presentazione in Power Point, che ignoro bellamente
io: abbiamo già tutto aggiornato per le etichette, anche perché l'ultima direttiva CE è entrata in vigore l'1 dicembre dell’anno scorso, cioè da mesi
venditore: ma questo è decisamente migliore, vedrà
sorriso e cenno di conferma del consulente mentre i capi mi guardano storto
io: ha un esempio cartaceo?
venditore: certo, eccolo
e mi allunga un foglio A4
io: è troppo grande per i nostri imballi
venditore: si può ridurre, in proporzione
io: questi simboli mi sembrano troppo piccoli, la normativa dice che ognuno deve essere un quindicesimo dell'etichetta, qualcuno ha un righello?
nessuno ce l'ha, mi alzo, esco, vado a prenderlo, torno, mi risiedo, misuro il simbolo, poi un capo fa i calcoli
capo: il simbolo è meno di un quindicesimo dell'etichetta
venditore: ma no, impossibile
rifà le misure e i calcoli, ammette suo malgrado che, sì, in effetti, il simbolo non ha le dimensioni corrette
consulente: ma no, possibile?!
ri- rifà le misure e i calcoli, ammette suo malgrado che, sì, in effetti, il simbolo non ha le dimensioni corrette; nel frattempo io leggo quel che c'è scritto sull'etichetta
consulente: certamente si può corregg…
io: un'altra cosa, la frase "In caso di contatto con…" è sbagliata, al posto dei puntini deve esserci  scritto se occhi, pelle o entrambi
venditore: ma no, impossibile, ogni prodotto ha le sue frasi specifiche, come previsto dalla normativa
io: qui la frase specifica non c’è
consulente e venditore controllano l'etichetta
venditore: sì, in effetti, c'è un errore
consulente: certamente si può corregg…
io: se non avete ancora bisogno di me, io vi lascio
silenzio, guardo i miei capi, uno annuisce con la testa, saluto tutti e ritorno nel mio ufficio.

Dopo una settimana, scopro per caso che del nuovo software per le etichette non se ne fa più niente.
E meno male.

martedì 19 aprile 2011

La fabbrica dei tedeschi

La sentenza sulla Thyssen è esemplare, dice la CGIL.
La sentenza sulla Thyssen è insensata, dice la Confindustria.

Per non saper né leggere né scrivere, faccio un ragionamento terra terra, da ignorante quale sono: se tu vuoi risparmiare 800 mila euro sulla sicurezza (cioè sulla pelle altrui), tu non sei un bravo amministratore delegato, tu sei un criminale.
Non puoi nemmeno dire che non eri conscio del rischio di mandare a morire chi lavorava per te, altrimenti oltre che criminale, saresti anche un inetto.
E una società che prima dell'incidente, nel bilancio 2006/2007 ha guadagnato 57,4 milioni di euro, non mette un inetto a fare l'amministratore delegato.

Mi piacerebbe che ci fosse una sentenza altrettanto esemplare per i funzionari della dello Spresal (Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro della Asl) che avvertivano per tempo la Thyssen dei sopralluoghi, in teoria a sorpresa.

(Da vedere il film-documentario “La fabbrica dei tedeschi” - anno 2008 -  di Mimmo Calopresti, in streaming QUI oppure da scaricare QUI.)


lunedì 18 aprile 2011

The power of words

Uno splendido video pubblicitario di Purplefeather, società di marketing specializzata in ottimizzazione per i motori di ricerca.


(visto su Happyblog)

venerdì 15 aprile 2011

Documentario

Perché dormiamo?
Nessuno lo sa, è un mistero.
L'unica certezza è che non possiamo farne a meno: se il nostro cervello rimane troppo a lungo senza sonno muore e noi con lui.
La dimostrazione di ciò è nell'esito sempre fatale di una rarissima malattia genetica, chiamata FFI - Fatal Familial Insomnia - riscontrata nei discendenti, sparsi per il mondo,  di un uomo morto nel 1765.
Su questa vicenda è stato scritto un libro, "The Family That Couldn't Sleep", dal ricercatore D.T. Max. .
Il documentario di National Geographic racconta di chi è morto di FFI e dei loro discendenti, e delle ricerche che hanno permesso di scoprire che alcuni animali , come i delfini e gli uccelli migratori, dormono "spegnendo" alternativamente solo una metà del cervello.
Link per il download QUI.

giovedì 14 aprile 2011

Uova sorprese

Sui mercati di Malesia, Taiwan e Thailandia sono comparse le uova finte.
Cioè sembrano uova, ma non escono dalle galline, bensì da fabbriche (pare) cinesi.
L'ottimo Essential News ne dà la composizione: i gusci sono di carbonato di calcio, gesso e paraffina, mentre l’ingrediente base del contenuto è l’alginato di sodio – lo stesso del gel per i capelli – condito con colorante artificiale.
E alcuni modi per riconoscerle, tra cui:
- all’apertura dell’uovo falso, il rosso e il bianco si mescolano velocemente;
- a scuotere l’uovo falso, si sente lo scroscìo del contenuto che si sposta;
- durante la frittura di un uovo contraffatto, il rosso si allarga senza essere toccato.

Stiamo accuorti.


mercoledì 13 aprile 2011

Quiz

Mentre si trovava a Vinitaly (Salone Internazionale del Vino e dei Distillati), il Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ha tenuto una conferenza stampa.
Cosa ha bevuto durante il discorso?
a) vinello fresco e leggero
b) una bibita analcolica
c) frullato di cozze
La risposta esatta nella foto.




martedì 12 aprile 2011

La fine è(?) vicina

Dopo la profezia Maya sulla fine del mondo nel 2012, è stato lanciato un altro allarme rosso: tra un mesetto, pare l'11 di maggio, ci sarà un tremendo terremoto a Roma.
La previsione fu fatta da Raffaele Bendandi, buonanima, (pseudo)scienzato autodidatta, formulatore di una teoria in grado di prevedere eventi sismici.
Diceva Bendandi che «il sisma avviene quando nel giro mensile di una rivoluzione lunare l’azione del nostro satellite va a sommarsi a quella degli altri pianeti».
A onor del vero, qualche volta Benandi ci ha azzeccato: terremoto della Marsica (3 gennaio 1915), terremoto di Senigallia (2 gennaio 1924) e terremoto del Friuli (6 maggio 1976).
Qualche spiritoso a Ciampino ha incollato volantini, a nome della Protezione Civile, in cui si avvisa la cittadinanza di dormire prima e dopo la data prevista all’esterno delle proprie abitazioni.
E poi c'è una pagina su Facebook intitolata «Terremoto a Roma forse».
Parecchi laziali stanno in subbuglio.


lunedì 11 aprile 2011

Nuovo sport

Per i tipi (e che tipi!) di Essential News è stata pubblicata una notizia che si stenta a credere: anche le mucche fanno equitazione, pardon, bovitazione.
Per i santommaso di turno, ecco il video della nuova disciplina, protagonisti Luna (la mucca) e Regina (la muccallerizza).

venerdì 8 aprile 2011

Per un iPad persa la cappa

Cesare Geronzi si è dimesso dalla presidenza di Generali.
E a noi che ce ne frega?
In teoria, niente.
In pratica, forse parecchio.
Perché Geronzi è l'uomo che ha portato il silvio in Mediobanca, salotto buono della finanza italiana, dove si decidono le sorti dell'economia di tutto il Paese. Last but not least, ha anche salvato le aziende del silvio quando stavano inguaiate (leggi sull'orlo del fallimento).
La storia delle dimissioni di Geronzi è interessante: col senno di poi, il primo segnale che i giochi sono fatti e stanno per silurarlo è, IMHO, il rifiuto di Generali di comprare a Geronzi un iPad, lui (3.306.000 di euro di reddito) insiste, protesta e alla fine una nota del CFO precisa che, cito, "l’oggetto richiesto non rientra tra gli appannaggi del Presidente" (bello schiaffone, eh!); a breve parecchi del cda firmano per sfiduciarlo, Geronzi sente l'aria che tira e si dimette prima di venir "licenziato".
Non appena si viene a sapere della sua "partenza", il titolo in Borsa comincia a salire.
Perchè? Perché, dice un report di Kepler CM, “il prezzo delle azioni Generali non dipende dalla qualità delle operazioni o dalla crescita della società (che rimane forte), ma [...] il presidente Cesare Geronzi [...] continua a disturbare il lavoro di un top management molto capace.
Insomma, ha fatto dei bei danni.
Il silvio, nonostante andasse spesso a casa di Geronzi per giocare a bocce, non l'ha salvato.
Perché? Perché non vuole o perché non può (più).
In un'intervista tale onorevole Bruno Tabacci (mi dicono testa fina e con due controcaxxi così), ha detto: "Con Geronzi finisce cappa potere berlusconiana [...] d'ora in poi, per fare operazioni nel nostro Paese non si dovrà più chiedere il permesso a palazzo Chigi".
Cioè i quattrini non gireranno più solo dove/come/a chi decide il silvio.
Fosse vero, sarebbe foriero di nuovi e interessanti scenari nella politica italiana.
Speremm.
 
 

giovedì 7 aprile 2011

Tecniche di evasione

Il 31 marzo due colleghi sono andati in pensione.
Brindisi, regalo e discorso di commiato fatti in pari data.
Nella bacheca non ufficiale il giorno dopo è comparso un avviso:
"Amici e Colleghi, festeggiamo i neo pensionati Gino e Pino con una cena venerdì 15 aprile, presso il ristorante XYZ di Milano. Chi vuole partecipare, scriva il suo nome qui sotto."
Nel giro di poco, sono comparse una dozzina di adesioni.
Poi è successa una cosa imprevista: si è aggiunta anche la donna in cOrriera, cosa mai successa prima in quanto lei non è (era?) una che si mischia con la plebe. Sarà che essendo vedova vuole aprirsi nuovi orizzonti, han malignato in parecchi.
Tempo mezz'ora due dei precedenti aderenti si sono cancellati.
Gli altri, neo pensionati compresi, invece stanno discutendo su quale scusa convincente usare per defilarsi all'ultimo minuto.
Scartate, sinora:
non mi parte la macchina
ho perso la patente
mi è venuto il colpo della strega
mi è venuta l'orticaria, è contagiosa
mi si è rotta la dentiera
mi si è allagata la casa, aspetto l'idraulico
è morto il mio vicino di casa.
Il pensatoio è in fibrillazione, manca solo una settimana.


mercoledì 6 aprile 2011

Libro

Lei si chiama Elisabetta, ha 27 anni, è vedova e madre di due figli.
Lui si chiama Edoardo, ha 22 anni, è scapolo e re d'Inghilterra.
Quando si incontrano, zot!, colpo di fulmine: si innamorano e si sposano.
Dal loro matrimonio nascono dieci figli, tra cui i due famosissimi Principi della Torre, da lì scomparsi e di cui mai si è saputo con certezza quando e come sono morti.
In estrema sintesi questa è la sinossi del nuovo romanzo di Philippa Gregory, intitolato "La regina della rosa bianca".
Mi è piaciuto così tanto che quasi ho fatto tutta una notte in bianco per finirlo.
E adesso sono in trepidante attesa che vengano tradotti e pubblicati:
The Red Queen
The Lady of the Rivers
The White Princess
ambientati sempre nella stessa epoca, protagoniste altre tre donne: la nemica, la madre e la figlia di Elisabetta (che, con Enrico VII, ha dato vita alla dinastia Tudor, di cui la Gregory ha già ampiamente e benissimamente scritto).

martedì 5 aprile 2011

Capisci ammè

I modi di dire hanno sempre una loro storia.
Alcuni sono prettamente locali, addirittura limitati a un paese, per esempio a Rivolta d'Adda (CR) si risponde "al preost da Gardela" a chi continua a insistere nel voler sapere chi l'ha detto, chi l'ha deciso, a chi deve rivolgersi, chi comanda. Perché a Gradella non c'è (più) un prevosto, quindi la risposta significa "smettila di far polemica" e/o "ma che cacchio ne so io!".
Altro modo di dire, usato a Milano e in tutto l'hinterland, è "và a fas benedì dal pret da Ratanà".
E’ un invito sorridente a tentare di migliorarsi facendosi benedire da un prete, nella fattispecie quello di Retinate (Vignate), al secolo Giuseppe Gervasini, che operava come guaritore nei primi decenni del Novecento. Secondo la credenza popolare era capace di fare miracoli e si mormorava che curasse le belle donne in maniera del tutto personale (seguiva strizzata d'occhio). Insomma, un personaggio assai discusso che è rimasto nella memoria degli anziani e da loro trasferito alle generazioni successive.
Ce n'è uno usato nel cremasco che mi piace molto: "ahhhh, i pecc da la 'aca murela!," letteralmente significa "ahhhh, le mammelle della mucca morella", razza - dicono - notoriamente munita di lunghissime e pendule appendici, e vuol dire che la faccenda sta andando talmente per le lunghe da enfiare le (eufemismo) orecchie sino a fargli toccare terra.
L’ho detto ieri al mio collega V. che ha il vizio di informare delle cose partendo sempre da Adamo ed Eva, ma non so se ha capito: è marchigiano.

lunedì 4 aprile 2011

Se son ros(s)e, fioriranno(?)

Dieci milioni di euro è il costo che, al momento, è stato previsto sino al 2012 per il portale Italia.it (sito ufficiale del turismo in Italia).
Dichiara la Brambilla: "Vi confermo che lo considero uno strumento di importanza strategica, volto a favorire – come sapete – l’incontro tra domanda e offerta di prodotti turistici. [...] Il portale ha registrato, tra l’agosto e il dicembre del 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, un incremento medio del traffico del 53,6 per cento e un aumento delle pagine lette del 45,5 per cento".
Però numeri assoluti non ne dà.
Webdetail invece sì e sono da piangere: 3.239 pagine viste al giorno, quando il sito del turismo elvetico ne fa  50.984.
No, dico la Svizzera!, che a parte cioccolato e montagne non ha una cippalippa di turistico.
Anche Google non racconta belle cose: su Italia.it ci vanno gli Italiani, stranieri manco per niente nonostante il sito sia nato proprio per i turisti provenienti dall'estero.
Mi astengo dal commentare l'ultimo video "Magica Italia" del silvio: non c'ho lo stomaco.


venerdì 1 aprile 2011

Predicar bene, razzolar male

La signora Manuela Marrone è:
- una baby pensionata: riceve 766,37 euro ogni mese dal 1992, anno in cui ha compiuto 39 anni;
- la fondatrice della scuola elementare Bosina che, nella finanziaria 2010, ha ricevuto emolumenti dallo Stato per 800 mila euro;
- la moglie di Umberto Bossi.
Se non ci fosse lo Stato assistenzialista, il reddito di casa Bossi passerebbe da quasi trecentomila euro a zero.