giovedì 21 giugno 2012

Parole antiche

Credevo che il dialetto fosse quasi ormai estinto, parlato solo dagli ultra ottantenni in famiglia e con gli amici coetanei.
Ho dovuto ricredermi: tutti, ma proprio tutti, gli autisti degli autobus Milano/Crema/Milano lo usano regolarmente  con i colleghi che salgono a bordo, diretti a casa o all'inizio turno.
L'età degli autisti non conta: giovanissimi, meno giovani, anzianotti, il dialetto cremasco gli sgorga dalla bocca ruvido e fluente.
Pur non essendo il preciso dialetto del mio paese (che peraltro non so parlare), lo capisco quasi perfettamente e vengo a sapere, mio malgrado, i fatti loro perché di solito io siedo il più davanti possibile, per vedere meglio quel che mi scorre davanti e intorno, ed è impossibile non sentire.
Gli autisti discorrono con tranquillità, immagino convinti di non essere molto ben compresi dai passeggeri, perché, essendo sabato, c'è poca gente e la maggior parte non ha facce autoctone.
E così parole che non sentivo più da tanto tempo ritornano:
dom a majà la legur (andiamo a mangiare la lepre)
me e la me dona (io e mia moglie)
bagaiì (bambino)
a l'è an papagàl (è uno stupido)
i ghej ghe basten mia (non gli bastano i soldi)
ansègniga mia nigut (non insegnargli niente)
e molte, molte altre.
Ascoltarle mi fa sentire un po' a "casa".




5 commenti:

  1. il dialetto è l'unico modo per non omologarci.

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  2. I dialetti stanno sparendo. Ed è un peccato. Sta sparendo ance l'italiano, quello bello.

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  3. @Ruben: considerando come tentano di omologarci su tutto, ma proprio tutto, salvare il dialetto mi pare importante
    @Alberto: la quantità dei vocaboli usati (e conosciuti) cala sempre più, purtroppo

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  4. Fossi il ministro della pubblica istruzione aggiungerei un ora in più a settimana in ogni scuola di ordine e grado, l'ora dei dialetti, sono una pagina di storia che non ha eguali, io adoro il mio (Siciliano-Messinese), ma non disdegno gli altri, mi raccontano da dove arriviamo e come ci siamo integrati con le nuove terre e i nuovi vicini.

    Non amare i dialetti significa non amare le proprie origini...e hai ragione, sentirli da la sensazione di ... casa. ;-))

    Buona giornata Dalle ;-))

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  5. Quella di insegnarli a scuola è una bella idea, però utopica in quanto ci dovrebbero essere insegnanti non solo locali ma anche proprio del paese in cui c'è la scuola perché basta spostarsi di un paio di km e il dialetto cambia.

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