giovedì 20 dicembre 2012

Legittima difesa

Quando incontro un/a conoscente mi viene quasi automatico dire "ciao" seguito da "come stai?".
E qui c'è un rischio, perché la domanda ha (circa) tre risposte possibili:

risposta nr. 1 <Bene, grazie. E tu?>
e ne consegue che:
a) non vuol farmi sapere i fatti suoi
b) non vuol affliggermi con le sue eventuali disgrazie
c) non ha problemi, tutto gli/le va bene davvero.
E son salva. La conversazione può proseguire lietamente, cicalando (in base all'interlocutore/rice) dell'ultimo pettegolezzo circa i conoscenti comuni oppure virare su faccende intime; c'è anche il caso, molto raro, di poter parlare di argomenti serissimi, tipo la situazione politica e sociale, intervallati da commenti cazzeggianti (per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l'altro, Settimana Enigmistica docet).

risposta nr. 2 <Eh, potrebbe andare meglio...>
e ne consegue che
a) vuole che io gli/le chieda "ma come mai? cosa ti è successo?"
b) idem come sopra
c) idem come sopra
In questo caso potrebbero cominciare i problemi. Se non son velocissima nel NON cogliere la palla al balzo, rischio di GO TO risposta nr. 3. L'unica chance è una controffensiva degna del miglior stratega: attaccare, senza pietà con "Ahhhh, sapessi io! Cosa mi è capitato, da non crederci! Tutte, tutte mi succedono! Sighhhh... Sobbb.... Devi sapere che..."
Basta poi accennare ad un sottobraccio per vederlo/a iniziare a dibattersi come un pesce all'amo, indi si ricorda di un impegno urgente, di un appuntamento a cui è già in ritardo, promette di chiamarmi quanto prima, stasera senz'altro!, e sparisce come neanche il mago Silvan saprebbe fare. Salva, per un pelo, ma son salva. Grazie, von Clausewitz, grazie.

risposta nr. 3 <Ah, come sono sfortunato/a, una via l'altra! Ma tu non sai ancora... adesso ti racconto tuuutto!>
ne consegue che
a) sta cercando consigli E/O
b) sta cercando qualcuno che gli/le dia ragione quando ha palesemente torto E/O
c) sta cercando qualcuno da affondare/angosciare con una o più rogne
Qui, ahimè, non resta che la fuga. Ignominiosa, è vero, ma soldato che fugge è soldato vivo (temo che il von di prima avrebbe da ridire, per lui sarebbe un soldato da fucilare, ma io son per la non violenza - tranne in alcuni casi, perché quanno ce vo' ce vo' - e quindi la diserzione, se giustificata e per giunta mia, mi pare ottima cosa).
Non ci sono alternative, devo darmi alla macchia, con la prima scusa che mi viene in mente. Poi, ulteriori precauzioni utili alla sopravvivenza sono: filtrare le telefonate con la segreteria, controllare chi chiama prima di rispondere al cellulare, parlare con accento straniero al citofono, evitare i luoghi di frequentazione comune.
A volte funziona, a volte no. Purtroppo quelli che "ah, come sono sfortunato/a!" son infaticabili, pieni di risorse quando devono gettare le loro scimmie addosso agli altri. L'unica speranza è che vadano a lamentarsi in qualche trasmissione in TV, che tanto io non ce l'ho più.

4 commenti:

  1. e poi ci sono quelli che parlano e si ascoltano da soli a prescindere dal fatto che abbiano un interlocutore

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  2. Il telefono è una trappola micidiale, detesto quelli che risultano "numero privato"...

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  3. @Ruben: sì, solo che a volte non mi rendo nemmeno conto
    @Ernest: vero, ce ne sono parecchi
    @Redcats: non c'è problema, non rispondo

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