martedì 7 luglio 2015

Grecia, la storia del debito

Nel 1981 quando la Grecia entrò nell’UE, aveva un surplus di bilancio, esisteva l’industria manifatturiera, possedeva una grossa industria navale, il settore minerario contribuiva per il 5 per cento al Pil e naturalmente esistevano una fiorente agricoltura e un discreto turismo, [...] aveva un modesto debito pubblico, pari al 28 per cento del Pil, poi questo è cresciuto a dismisura.
Man mano che l’importazione dalle economie forti del Nord metteva fuori gioco la produzione nazionale, lo Stato ne assorbiva i disoccupati tanto da diventare in un paio di decenni il più grosso datore di lavoro del Paese.
[...] L’indebitamento diventava uno strumento per ottenere consensi: se mi voti ti garantisco un impiego pubblico, questa la logica dei politici.
I greci hanno dunque sbagliato ma anche l’Unione Europa ha commesso gravi errori. Invece di promuovere l’impresa privata e il libero mercato e di incentivare la produzione, come volevano i padri fondatori, l’Europa ha ottenuto in Grecia esattamente il contrario. Si è fatta promotrice di una concorrenza sleale e, allo stesso tempo, ha messo in mano ai politici greci uno strumento potente per corrompere l’elettorato; un processo, questo, che a lungo andare ha impoverito l’economia nazionale.
[...] La crisi del debito sovrano greco scoppia nel 2010: alla Grecia mancano i soldi per pagare gli interessi su un debito ormai superiori ad una volta e mezza il Pil.
I debiti sono verso grandi banche francesi e tedesche.
[...] Mandare in bancarotta la Grecia significa far saltare quelle banche.
[...] Soluzione del problema: concedere alla Grecia piani di salvataggio finanziario ed usare questi soldi per ripagare il debito delle banche e sostituirlo con il debito nei confronti delle istituzioni preposte al salvataggio, la Troika [cioè] far ripagare il debito greco agli Stati membri dell’Unione.
[...] Ma ciò che forse dovremmo domandarci noi cittadini di Eurolandia è se forse un referendum vero doveva essere un altro nel 2011. Forse era giusto chiedere a noi contribuenti se volevamo pagare di tasca nostra, con le nostre tasse, il debito accumulato dalle banche europee a seguito di una politica scellerata perseguita da loro e dalla classe politica. Certo l’alterativa era la bancarotta del sistema bancario più grande al mondo (40 per cento del sistema bancario mondiale), ma almeno avremmo saputo cosa facevamo e di chi era la responsabilità di questa catastrofe.

Indicendo il referendum, Tsipras ha sparigliato e il "no" greco che ne è sortito impedirà alla sciura Merkel (e ai suoi amici banchieri) di continuare a nascondersi dietro un dito.
Adesso saranno costretti a metterci la faccia e non solo, sia che salvino la Grecia, sia che la affossino (cosa di cui dubito assai visto che la Bundesbank ha già avvertito la Merkel: con Grexit buco nei conti tedeschi, superiore ai 14,4 miliardi di euro già messi da parte).


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